I, Robot

I. Asimov

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  1. Green-blooded Broccolo
     
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    I, robot

    Dati basilari ~

    I_robot


    » Titolo tradotto:
    Io, Robot
    » Serie:
    Ciclo dei Robot
    » Autore:
    Isaac Asimov
    » Illustratore/i:
    Ed Cartier (copertina edizione I)
    » Genere/i:
    Fantascienza
    » Data di pubblicazione:
    2/12/1950
    » Primo editore:
    Gnome Press
    » IBSN:
    978-0-553-29438-5




    Personaggi principali ~


    » Susan Calvin
    » Gregory Powell
    » Mike Donovan
    » Stephen Byerley
    » Robbie
    » Speedy
    » Cutie
    » Dave
    » Herbie
    » Nestor
    » Il Cervello



    Racconti ~


    » Robbie - Robbie
    » Runaround - Circolo vizioso
    » Reason - Essere razionale
    » Catch the Rabbit - Iniziativa personale
    » Liar! - Bugiardo!
    » Little Lost Robot - Il robot scomparso
    » Escape! - Meccanismo di fuga
    » Evidence - La prova
    » The Evitable Conflict - Conflitto evitabile



    Storia dell'opera ~


    Io, Robot non è un titolo inventato da Asimov, ma dall'editore della prima edizione di questa antologia. Nel 1939, infatti, la rivista Amazing Stories pubblica il racconto breve Io, Robot di Eando Binder, storia che riscuote molto successo e che inaugura la saga di Adam Link, dal nome del personaggio protagonista.

    Dopo aver letto la storia di Binder, l'allora diciannovenne Asimov trae ispirazione per un racconto con protagonista un robot: nasce così Robbie. Ma l'editore John W. Campbell rifiuta di pubblicare lo scritto, che vede la luce solo dopo un anno, sulla rivista Super Science Stories, grazie a Frederik Pohl. Quest'ultimo però cambia il titolo in Uno strano compagno di giochi (Strange Playfellow), cosa che Asimov non apprezza affatto.

    Nel 1950 esce l'antologia Io, Robot e comprende i racconti pubblicati fra il 1940 ed il 1950: prende il titolo dal racconto di Eando Binder contro il volere di Asimov, che avrebbe voluto invece chiamarla Mind and Iron. L'autore ne approfitta comunque per rivedere e correggere Uno strano compagno di giochi e per restituirgli il titolo originale di Robbie. Da notare come le due edizioni dello stesso racconto abbiano una grande differenza: nella prima versione sono assenti le tre leggi della robotica che hanno reso famoso Asimov.



     
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  2. Green-blooded Broccolo
     
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    Il mio battesimo all’interno della letteratura fantascientifica. E quale battesimo poteva essere più appropriato ed interessante per una persona che ha passato la sua adolescenza a venerare Spinoza quale dio del meccanicismo? Ho sempre accarezzato l’espressione “automa spirituale”, dunque datemi un robot e sarò contenta. L’argomento mi fa diventare nostalgica: Emilio (ve lo ricordate?) è stato il giocattolo che Babbo Natale non mi ha mai portato, poi sono arrivati C-16, C-17 e C-18; qualche anno ancora e arrivano la commozione per le lacrime nella pioggia, i pensieri poco casti su Number Six e la simpatia senza pari per Data. Un po’ come in Io, Robot, insomma, partiamo da un compagno di giochi per una bambina e arriviamo agli androidi.

    Cosa c’è di bello in questo libro? Non mi addentrerò in un discorso sullo stile della narrazione, ché sarebbe falso dato che non l'ho ancora letto in lingua originale - semmai, sarebbero accettabili osservazioni sullo stile della traduzione.

    Parlerò, piuttosto, per lampi di piacere. Partiamo da Susan Calvin e dai suoi ragionamenti incalzanti sulle tre leggi della robotica che sono una vera e propria goduria per le sinapsi. Credo di essermi letteralmente sollazzata nel leggerli, come se nella mia testa la logica stesse danzando un Minuetto. E poi, mi sono identificata tantissimo con la figura di questa robopsicologa misantropa, molto più a suo agio con le macchine che con le persone. Al contrario di lei, devo però specificare (nonostante la comunione che avverto su un piano più immediato ed istintivo), io registro un rapporto contraddittorio ed oscillante con entrambe le categorie. Un rapporto che - andiamo avanti - ha avuto modo di sentirsi stuzzicato da due momenti della narrazione in particolare: mi riferisco alle riflessioni di Cutie e a quelle concentrate nell’ultimo scambio di battute tra Susan e Stephen Beyerey, le prime forse seriamente parodistiche - o parodisticamente serie? - e le seconde... beh, esistenziali, senza tempo.

    Chi è in grado di stabilire dove si trova il bene per il genere umano? E quando la creatura sfugge al controllo del creatore e sovverte i ruoli, cosa pensare di un meccanismo che ha comunque radici troppo profonde per essere arrestato o invertito?
    Questo libro svolge meravigliosamente il suo compito mettendo in prosa narrativa domande etiche, filosofiche e scientifiche, ed ha sicuramente un posto d’onore tra i classici della modernità, laddove porre interrogativi e lasciare domande aperte cessa di essere più semplice del trovare risposte univoche e sistematiche e diventa, anzi, più sensato.
     
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    Ricordo che alla fine del libro ho cominciato a farmi una serie di flash piuttosto negativi. °°
    No, ma anche mentre lo leggevo, in effetti. °°
    Non ricordo in che anno l'ho letto, ma molto probabilmente è stato uno dei primi strumenti che hanno dato il via alla strutturazione dell'idea pesantemente disfattista che ormai dilaga nel mio cervello, circa il destino del genere umano.

    [tanto perché la mia natura è trovare il negativo prima del positivo, in ogni cosa uù]
     
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2 replies since 25/6/2012, 21:13   64 views
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